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Dalla goccia al mare. Un'analisi della disinformazione italiana

Vorrei chiedere al lettore una buona dose di pazienza perché intendo commentare la puntata di “Mezz’ora in più” del 10 febbraio diretta da Lucia Annunziata . Anche io ho avuto la pazienza di vederla una seconda volta per segnarmi e commentare i punti salienti. Lo scopo è far vedere il tipo di messaggio complessivamente veicolato nel programma attraverso parole e immagini e denunciare le grandi unilateralità che lo caratterizzano. Il programma è aperto da scene molto violente di scontri tra gilet gialli. Sono due gruppi che si fronteggiano per strada e se le danno di santa ragione. Insomma, questi gilet gialli, con cui adesso i grillini intendono stabilire rapporti politici, non vanno nemmeno d’accordo tra loro. Si vuole evidentemente trasmettere l’immagine consueta della massa indistinta e violenta che non ha voce e neppure cervello, figuriamoci un progetto politico. Stesso servizio fu reso anche i grillini al loro inizio: non avevano un programma. Inutile dire che la trasmissione avrebbe potuto essere aperta anche con le immagini della polizia francese che spara proiettili di gomma ad altezza d’uomo e a distanza di pochi metri. Finora ci sono stati in oltre tre mesi di proteste 11 morti e migliaia di feriti e mutilati. Ma su questo è bene tacere. Non sia mai che si colleghi questa violenza a Macron.


Di Battista si trova in Francia e la prima domanda spontanea di Annunziata è sapere che cosa ci fa. La domanda non è una curiosità personale, magari per simpatia, ma perché il riconoscimento dei gilet gialli da parte del MoVimento 5 stelle è uno dei temi del giorno. Annunziata vuole però prima togliersi un sassolino e richiama a Di Battista il suo recente post su Formigli e il suo programma “Piazza pulita”. Qui Alessandro mostrava uno spezzone di una sua intervista con Formigli, durante il quale veniva evocato il nome di De Benedetti e Formigli si impuntava a dire quanto fosse sconveniente farlo, oltretutto perché De Benedetti non presente – come se si potesse parlare solo delle persone in presenza -, e poi lo paragonava a quello più recente con Pansa che dava degli idioti a Di Maio e a Di Battista, li definiva terroristi e invocava un governo retto da militari. Alla fine del suo intervento Pansa riceveva in studio uno scroscio di applausi e Formigli inquadrato guardava per terra. Niente difesa dei non presenti.


Bene, Annunziata prima ricorda l’abitudine di Di Battista a “insultare i giornalisti” e poi vuole esprimere “solidarietà” a Formigli per il post di Dibba: “I giornalisti devono essere lasciati parlare e non attaccati”. Annunziata non ascolta cosa dice Di Battista a propria difesa e ribadisce “che se i giornalisti garantiscono le opinioni bisogna rispettarli.” Sarebbe bastato far vedere il video di Di Battista per farsi un’idea dell’accaduto e capire la differenza di trattamento, ma ad Annunziata la realtà non interessa, lei vuole fare consorteria appellandosi alla libertà del giornalismo – evidentemente anche quando è mal usata in questo modo. Messaggio: i 5 stelle sono contro la libertà del giornalismo, ma come vedremo alla fine, la giornalista Annunziata non gli serba rancore.

Veniamo così al piatto forte della Francia. La visita di esponenti dei 5 stelle ai gilet gialli avrebbe fatto precipitare le relazioni diplomatiche con la Francia. Questa non è formulata da Annunziata come una domanda, è una constatazione. La domanda vera è: perché siete così irresponsabili? Dibba addirittura cita Annunziata, evidentemente per addolcirla, a proposito della necessità di non sentirsi in Europa al di sopra delle regole. Replica immediata: “eh, allora questo vale anche per voi!” Poi si viene ai gilet gialli come pericolosi terroristi e iniziano a scorrere in parallelo immagini di scontri e violenze a Parigi. Spesso la stessa immagine particolarmente cruenta viene data più volte dopo un certo lasso di tempo, così che può anche sembrare un’altra da quella precedente. Il senso è: guardate con chi si vogliono alleare i grillini. Un’altra accusa è che siano smentiti dagli stessi gilet gialli, che quindi non si filerebbero i grillini.

Mentre Dibba pazientemente rettifica, Annunziata segue il suo filo conduttore della campagna di calunnia ed esplode con un: “insomma, come fate a dire che la vostra visita non ha incrinato i rapporti con la Francia?” l’esclamazione non ha molto senso rispetto alle repliche di Dibba ma sembra l’acme delle immagini parallele sugli scontri ed è quasi come se lo spettatore esplodesse con lei. Anzi con immagini simili è da immaginare che lo spettatore non abbia ascoltato Dibba e pensi all’unisono con Annunziata. Voi state con i violenti e la Francia giustamente ci ripudia.

Dibba introduce il vero problema del conflitto con la Francia con la questione del neocolonialismo francese. Questo consentirebbe di capire un asse portante della politica attuale del MoVimento ma così introdotto sembra un voler sviare dal problema precedente. Dibba butta sul piatto tutti temi del caso: franco francese, bombardamento Libia 2011, ecc. Annunziata si è preparata ma come al solito è la sua sintassi che vacilla: “l’accusa che voi fate col franco francese… il Parigi finanzia il suo debito pubblico… vorrei dare informazioni agli spettatori perché si regolino da soli…” Quando la mano destra non sa cosa fa la sinistra. È assolutamente e istintivamente contro Dibba ma ci tiene a ribadire la sua neutralità. Lei infatti definisce come “ridicola” – termine molto imparziale e neutro – la cifra che la Francia ricaverebbe dai paesi africani. “10 miliardi” sono una “cifra ridicola” perché “sono lo 0,5 del debito pubblico e la banca francese non può attingere a questo debito pubblico di 10 miliardi.” L’ascoltatore per fortuna capisce nonostante la confusione.

Ma Annunziata ha un altro asso nella manica: tra i paesi che hanno il franco francese il problema dell’immigrazione sarebbe fortemente limitato. Quindi verrebbero a mancare tutti gli elementi della critica dei 5 stelle che collega immigrazione e neocolonialismo. Quindi ancora tanto rumore per nulla. Sì, ammette Annunziata, questa battaglia dei grillini è “una battaglia molto saporita”, “con molti echi”, giusto “per fare un po’ un discorso sull’antimperialismo”. La nostra Annunziata sa che questa è stata una battaglia anche di sinistra in Italia, sia parlamentare che extraparlamentare, insomma una battaglia sua. Sembra voler dire: Chi vi credete di essere voi che prendete le battaglie nostre e che noi non combattiamo più! Qui siamo nella polemica generazionale, la sessantottina contro il grillino. Il senso della domanda è: siete i soliti sprovveduti che prendono temi con “grandi echi” ma non conoscono la realtà.


Poi altra domanda, quasi offensiva, sulla Francia: “insomma, non intendete cavalcare questa rottura con la Francia?” cioè non volete fare i populisti e gli sprovveduti anche in questo caso? La questione Macron verrà riproposta anche dopo, è il suo chiodo fisso, ma perché? Forse perché c’è la speranza che su questa grana voluta da Macron il governo italiano possa esplodere? Ripete la domanda: “come intendete riavvicinarvi?” Verrebbe da dire: ma non è stato lui a ritirare l’ambasciatore? Ah no, sono sempre i grillini a piantare grane che non sanno come risolvere! Poi veniamo alla doppia sede dell’Ue e il taglio dei costi e qui ancora Annunziata dice la sua: “è una vecchia questione, non è che l’avete sollevata voi!” Ancora la competizione personale e politica.

Caso Libia. Qui secondo me è Dibba che ha giocato d’anticipo e si è preparato la provocazione per finire nei titoli dei giornali. “Sul caso Libia Napolitano si è comportato da vile” quando ha acconsentito al bombardamento francese. Qui Annunziata con un riflesso condizionato si comporta come Formigli ha fatto all’evocare di De Benedetti: si oscura – ancor di più in viso – e riprende il provocatore Dibba dicendogli: “adesso lei deve scusarsi con Napolitano”, “le istituzioni di un paese non vanno insultate”. Anche qui lesa maestà. Dibba giustamente non si scusa. Forse questa provocazione è suonata alla Annunziata come un altro dei “grandi echi” del suo passato, perché lei da sessantottina chissà quante volte avrà imprecato contro l’allora dominante classe politica. Se lei ci ha rinunciato e si è fatta serva, può adesso un pivello arrogarsi questo ruolo?

Infine il Venezuela. Qui per Annunziata “L’Italia rischia ancora di più che con la Francia”. “Tutti sono allineati, L’Italia no.” Grandi editorialisti – sempre le voci di altri contano per Annunziata, la situazione storica del Venezuela le è indifferente – dicono che “l’Italia adesso è sola con Putin, Madura, addirittura Fidel Castro…” Fidel Castro?! Ma non era morto?! Per Annunziata evidentemente no! Anche questa una criptomnesia? La realtà politica di Annunziata è costituita da ciò che può far cadere il governo e da ciò che gli altri pensano del governo italiano. Domandarsi se obiettivamente la neutralità italiana sul caso Venezuela abbia delle ragioni è del tutto superfluo. Naturalmente mentre si parla di Venezuela scorrono le immagini di festanti e avvenenti cittadine che salutano Guaido, il golpista.

Siamo finalmente giunti alla conclusione e Annunziata vorrebbe adesso un grazie da Di Battista perché ha avuto la possibilità… di parlare !!! “Lei ha avuto la possibilità di dire tutto… quindi c’è ancora la possibilità di parlare…” La cattiva coscienza deve roderla, ma naturalmente la trasforma in arroganza: insomma Di Battista mi dica che sono brava perché le permetto di venire nel mio programma! Siamo al delirio di onnipotenza, che oltretutto conferma che questa possibilità di parlare è molto spesso negata! E ancora astio generazionale: “Guardi che la divisione tra politica e giornalismo esisteva prima di voi!”

La conclusione è un’altra provocazione, estremamente penosa: la domanda è se a Dibba dia fastidio che abbia vinto Sanremo una canzone con una frase araba… la risposta piace così tanto ad Annunziata che lei non sa fargli altro complimento che: “Di Battista lei è diventato di sinistra!”

Bene, quello che ho voluto dimostrare con questo commento, analizzando una goccia che rivela un mare, non è solo la cosiddetta faziosità di una giornalista italiana, ma quanti significati, immagini, stimoli vengono trasmessi anche solo da mezz’ora di programma televisivo e ai quali tutti gli spettatori sono consapevolmente o meno sottoposti. Questi contenuti non risiedono solo nelle cose dette o non dette, ma molto spesso nel modo di contestualizzarle con immagini, inquadrature, ecc. Quello che emerge sullo status del giornalismo italiano è secondo me disarmante: una armata Brancaleone fedele solo alla propria ideologia di riferimento, quando va bene: altrimenti solo fedele al padrone della busta paga. E non vogliamo addentrarci nelle tv di Berlusconi.

Giornalisti come Annunziata hanno perso ogni contatto con la realtà storica e con l’indipendenza di pensiero. Servono la loro ideologia di riferimento e la mettono al servizio della linea politica attualmente imperante, almeno in Europa. Visto che le cose sono cambiate in Italia si sentono all’opposizione ma con ancora tutta L’Europa alle spalle. Parlano della realtà attraverso gli articoli di altri colleghi e si adattano a quella che al momento sembra ancora – ma ci auguriamo per poco – essere ancora la tendenza dominante.
Non dobbiamo limitarci alla denuncia. Quello che dobbiamo chiederci è come sia possibile fare altra informazione.

Ho già scritto spesso che è estremamente ingenuo pensare all’informazione come qualcosa che arriva solo alla mente. Come se noi fossimo costituiti solo da cervello e non anche da cuore, impulsi e aspettative. I tanti contenuti trasmessi servono anche a dare identità e collocazione culturale allo spettatore. lo spettatore compiaciuto di questo programma vuole identificarsi nella sua faziosità, la ricerca, la desidera per sapere da che parte sta. Riconoscere la totalità del coinvolgimento individuale nel processo comunicativo, anche nelle sue forme negative, consentirebbe però di capire meglio cosa sia la realtà depurata dalla eccessiva partecipazione soggettiva. Capire come noi approcciamo il sapere tramite informazione potrebbe aiutarci a capire come sia descrivibile una situazione nella sua obiettività. E se insomma la si piantasse una buona volta di immaginarsi politicamente e culturalmente neutrali e invece si manifestassero le proprie convinzioni e le si usasse come strumenti di comprensione, come fanali con cui illuminare una fetta di realtà. Le proprie presupposizioni, del comunicante e del ricevente, giocano comunque un ruolo, tanto vale far vedere quanto attraverso esse si possa capire di una determinata situazione. Il confronto tra le diverse prospettive di una determinata situazione dovrebbe poi essere il tema di un confronto effettivo, di un dialogo. Attualmente l’informazione italiana non fa niente di tutto questo, è propaganda asservita ai poteri forti e alle élite che li rappresentano. Una tv di Stato dovrebbe innanzitutto avere a cuore l’interesse dei cittadini nelle questioni che lo riguardano, in prospettiva locale, nazionale e internazionale. Occorrerebbe far parlare le più disparate realtà presenti sul nostro territorio per evidenziarne pregi, criticità, nuove progettualità. E poi le conflittualità presenti nella nostra epoca, quelle riferibili all’imperare del neoliberismo e alle forme di resistenza che ne nascono. Il cittadino globale dovrebbe essere il fruitore ideale, colui che ha a cuore sé, gli altri e il mondo.

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