Riguardo l’acciaieria a ciclo integrale di Piombino, politici del vecchio e del nuovo corso, anziani e giovani, farebbero meglio a tacere per evitare di dire le solite fesserie alle quali la politica oramai ci ha abituati. E’ divenuta insopportabile questa becera propaganda su tutto invece di studiare seriamente i problemi e di informarsi da coloro che le cose le sanno. E questo risulta ancor più insopportabile, perché tutti i politici avrebbero tempo e danari per farlo egregiamente.
Dunque, per capire bisogna conoscere la storia che parte da lontano.
All’inizio degli anni ‘90 il 65-70% del Prodotto Interno Lordo dell’Italia era riconducibile (direttamente o indirettamente) allo Stato. L’economia italiana era sostanzialmente pubblica. Lo era per precise ragioni storiche. Viene imposto al Governo Italiano, in cambio del ticket per entrare nella moneta unica, di privatizzare le sue aziende di Stato. E questo avviene proprio in quegli anni, guarda caso, della fine della prima Repubblica sotto la scure di tangentopoli e l’inizio della cosiddetta seconda Repubblica, passaggio fondamentale della storia recente nel quale un’intera classe politica viene spazzata via.
Ma in una economia di Stato come quella italiana il capitalismo nostrano soffriva di nanismo per cui non c’erano imprenditori con capitali adeguati per acquistare questi grandi pezzi di apparato produttivo. Anche la FIAT era in bolletta. Per cui o si vendeva a soggetti stranieri oppure si doveva trovare il modo di prestare i soldi ai capitalisti nostrani. A questo ci pensarono le banche, ma a quel tempo praticamente l’intero sistema bancario era pubblico!
Ricapitoliamo: pezzi di partecipazioni statali vengono (s)vendute a soggetti privati che si fanno prestare a condizioni super favorevoli i soldi dalle banche che erano dello Stato. E tutto questo per entrare nell’Euro.
Poichè la serietà è anche fatta di consequenzialità, accusare genericamente oggi i politici di quello fatto 25 anni fà è ridicolo se poi si è favorevoli all’Euro esplicitamente o anche implicitamente, cioè non parlandone.
Nel 1991 Piombino viene inserito nel progetto UTOPIA (in nomen omen), presentato dall’Ilva, nel quale si tentava un riassetto totale della siderurgia pubblica. Il programma, che per gli stabilimenti di Bagnoli e Cornigliano prevedeva la chiusura, per quanto concerne Piombino contemplava la liberazione e la bonifica del territorio occupato dal vecchio stabilimento, nonché la ricostruzione semitotale dell’area produttiva mediante impianti innovativi e ambientalmente all’avanguardia. La difficoltà di reperire i finanziamenti necessari allo sviluppo del progetto, uniti ad una situazione economico-politica italiana che vira verso la stagione dei saldi delle partecipazioni pubbliche e portano all’annullamento del piano proposto. L’accieria di Piombino viene privatizzata parzialmente nel 1992 e poi totalmente nel 1998 diventando Lucchini.
Vengono investiti circa 800 milioni di Euro fino al 2003 per ammodernare gli impianti, ma lo stabilimento conserverà quei limiti strutturali che il piano UTOPIA aveva colto prevedendo, infatti, una ricostruzione semitotale con una nuova disposizione delle facilities.
Questi limiti si ripercuoteranno sulla competitività di Piombino nella colonna dei costi, perchè dal punto di vista della qualità i suoi prodotti lunghi ferroviari continueranno ad essere eccellenti e molto richiesti dal mercato, anche se questo non sarà sfruttato appieno dal punto di vista commerciale.
Nel 2005 arrivano i russi della Severstal, in quanto è già iniziato l’effetto nefasto dell’Euro sulla nostra economia interna e l’Italia si trasforma in una gioielleria di industrie a saldo. La crisi economica del 2008-10 costringerà i russi a lasciare Piombino al proprio destino che si trascina fino ai giorni nostri.
Piombino poteva essere salvata con la sua nazionalizzazione da parte dello Stato italiano. Ma esiste ancora uno Stato a Roma? O tra vincoli sanciti nei trattati europei e senza sovranità monetaria quello che si trova a Roma è un teatrino di marionette i cui fili vengono tirati da Berlino per il tramite di Brussels?
Parlare dell’Euro, come insegna mirabilmente il prof. Ettore Gotti Tedeschi, significa parlare della storia dell’economia italiana negli ultimi 40 anni (per una corretta visualizzazione del video usare come browser Edge o Chrome).